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Ospite: Alessandro Giunti / Argomento: Morale
La 106° conferenza del Centro Culturale Amici del Timone di Staggia Senese è stata davvero commovente. Nella calda serata di venerdì 30 luglio l'amico Alessandro Giunti da ascoltatore delle nostre conferenze si è trasformato per una sera in relatore.
Alessandro si è ammalato di SLA poco più di un anno fa. Cos'è la SLA? La SLA è la sclerosi laterale amiotrofica. È una malattia neurodegenerativa progressiva del motoneurone. È caratterizzata da rigidità muscolare e graduale debolezza a causa della diminuzione delle dimensioni dei muscoli. Ciò si traduce in difficoltà di parola, della deglutizione e, infine, della respirazione. Non esiste una cura per questa malattia che colpisce ogni anno circa 2 persone ogni 100.000.
Accompagnato dalle due splendide figlie, Alessandro ha voluto subito specificare che non si trovava lì sul palco come modello da seguire, ma solo come un cristiano che si prepara, il più degnamente possibile, alla morte.
La frase che ha ripetuto spesso durante la serata è stata "accettare le cose che non si possono modificare". Alessandro ritiene sia questa la via per affrontare qualsiasi contrarietà, sapendo che Dio è un Padre buono che ci ama, il quale, se permette una situazione che sul momento ci sembra inaccettabile, è per un bene superiore. La SLA è l'emblema dell'accettare tutto con pazienza e rassegnazione, perché porta all'immobilità totale, fino alla perdita dell'uso della parola pur nella piena lucidità mentale. A pensarci bene queste parole si schiantano pesantemente contro le nostre lamentele quotidiane per cose molto più piccole. Probabilmente questo è dovuto al fatto di non riuscire ad abbandonarci alla Provvidenza.
Bellissima e davvero calzante la lettura dell'Atto di abbandono a Gesù di don Dolindo Ruotolo, che Alessandro ha fatto fare a sua figlia Matilde, in cui Gesù dice alle anime che se lasceranno a lui la cura e la preoccupazione di tutte la loro cose tutto si calmerà, gli animi agitati saranno placati e le situazioni più spinose risolte.
Tre sono per Alessandro gli strumenti a disposizione per prepararsi ad una morte da cristiani: la fede, l'amore e l'ironia.
1) LA FEDE
Il primo strumento è la fede cristiana la quale comporta l'abbandono in Dio, la fiducia di affidarsi a un Padre che ci ha creato, ci ama e ci conforta, per così dire, maternamente e per questo ci fa sentire tranquilli come un bimbo in braccio a sua madre. La fede si basa sulla certezza che Dio ha un disegno su ciascuno di noi e ci aspetta in un luogo bellissimo in cui non ci sarà più sofferenza, ma solo gioia piena, una gioia che su questa terra non è neppure immaginabile.
2) L'AMORE
Il secondo strumento per prepararsi bene alla morte è l'amore. Questo sboccia da Dio, perché è lui ad averci amato per primo e si traduce nell'amore per i fratelli e in quello che si riceve dai fratelli. Alessandro ha sottolineato quanto sia importante per lui sentirsi circondato dall'amore della moglie e delle figlie, ma anche di tutte le persone che gli stanno dimostrando affetto andando a trovarlo, parlando e pregando con lui o fornendo un po' di aiuto pratico. Alessandro ha fatto esperienza nella sua vita di come l'amore che lui ha donato (con gesti di attenzione, un saluto, un sorriso, una battuta) gli ritorni adesso indietro moltiplicato. Per questo ci ha esortati a coltivare le relazioni con gli altri anche con piccoli gesti, condividendo con loro i vari momenti della vita.
Bello è stato il momento in cui ci ha raccontato di come il suo rapporto con la sofferenza altrui sia cambiato: adesso sente di avere più empatia verso chi soffre, anche per coloro che fino ad oggi aveva considerato dei nemici cui opporsi. Ci ha raccontato di come una donna politica, anticattolica, sostenitrice di aborto e teoria gender, la cui faccia lui non riusciva a guardare neppure in televisione senza ricoprirla di insulti, sia adesso diventata per lui una sorella sofferente non appena ha saputo che aveva un tumore alle ossa. Alessandro è riuscito a pregare per lei ed ha ringraziato il Signore perché grazie alla sua malattia ha imparato a pregare sinceramente per i bisogni di tutti, inclusi quelli dei propri nemici.
3) L'IRONIA
Il terzo ingrediente per affrontare cristianamente la sofferenza e la morte è l'ironia. A chi non abbia conosciuto Alessandro, basta dire che se c'era una caratteristica che tutti gli riconoscevano, era proprio la sua ironia: la battuta sempre pronta, la volontà di ridere insieme per ogni cosa, la simpatia che sprizzava da tutti i pori. E come l'ironia ha sempre fatto parte della sua vita, questo valeva anche per gli altri componenti della sua famiglia, come hanno confermato le stesse figlie. Certamente con l'arrivo di questa malattia non era scontato riuscire a mantenere uno sguardo ilare e gioioso sulla vita eppure Alessandro e la sua famiglia, con l'aiuto della Grazia di Dio, hanno superato la prova. Del resto tutti i santi erano in grado di ridere delle proprie mancanze, perché, come ha ribadito lui stesso, è meglio ridere di una forchetta che ti casca di mano o di un ginocchio che cede sotto il proprio peso, piuttosto che affliggersi e macerarsi. Anche perché l'ironia è proprio nel momento della disperazione che aiuta a vivere meglio.
A conclusione della serata dobbiamo fare un ringraziamento speciale ad Alessandro Giunti che sta portando avanti con la vita tutto ciò che ha sempre professato con le parole, senza disperarsi, senza recriminare a Dio e dimostrando davvero fiducia nella Provvidenza, tanto coraggio e coerenza. E grazie anche alla testimonianza silenziosa delle sue figlie, che hanno lasciato i paesi all'estero dove vivevano e lavoravano per tornare ad assistere il babbo sostenendolo come due colonne.
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