Conferenza n.80 del 21 aprile 2017
Ospite: Padre François Dermine / Argomento: Morale

LE TECNICHE DI MEDITAZIONE ORIENTALI SONO PERICOLOSE
La visione buddista è un'eresia per la Chiesa Cattolica e somiglia alla gnosi

Per la sua 80° conferenza dal titolo "Budda in fila indiana" il Centro Culturale Amici del Timone di Staggia ha avuto il piacere di ospitare il 21 aprile Padre François Dermine. Presidente del GRIS (Gruppo di Ricerca e di Informazione Socio-religiosa), è deputato alle questioni di religiosità alternativa dalla CEI, insegna come professore allo Studio Teologico Domenicano di Bologna e conduce su Radio Maria la trasmissione "Mistici, veggenti e medium".
In una sala stracolma come nei grandi eventi Padre Dermine ha spiegato come, a suo parere, l'avvento in occidente delle tecniche di meditazione orientali siano in parte responsabili della secolarizzazione e dell'allontanamento dalla fede cattolica. Egli, che ha praticato yoga per 17 anni, ma che ha smesso non appena ha iniziato ad approfondire l'argomento, ritiene che, di per sé, gli esercizi fisici insegnati nello yoga potrebbero aiutare il benessere psico-fisico. Ma sostiene che difficilmente si trova chi lo insegna in modo avulso dal contesto religioso in cui è nato, anche perché la parola stessa, "yoga", in sanscrito vuol dire "religione". Lo yoga, così come la meditazione trascendentale è la disciplina con cui il buddista di stampo tibetano cerca di raggiungere il vuoto mentale, mentre nella meditazione cinese viene utilizzato lo Zen. Il vuoto mentale servirebbe a distaccarci da noi stessi e dal mondo. Il buddismo ritiene, infatti, che non esistano le realtà fenomeniche che vediamo intorno a noi. Neppure noi stessi esisteremo, così come le altre persone. Tutto ciò che ci appare sarebbe, secondo il buddismo, solo una grande illusione, un miraggio, da cui dovremmo il più possibile distaccarci. Tutti le realtà fenomeniche che vediamo e che per questo crediamo che esistano, in realtà farebbero parte di un principio unico che i buddisti chiamano Brahman. Di questo tutt'uno facciamo parte anche noi, da esso, secondo il buddismo, veniamo e in esso continueremmo a rifonderci all'infinito con la reincarnazione.
Comprendiamo bene che questa visione è piuttosto deprimente e molto lontana da quella cristiana e cattolica, nella quale la persona è un assoluto, esiste ed è un preciso individuo a sé stante, e proprio per questo è importantissima. La stessa Santissima Trinità è in tre persone, le quali vivono in una costante relazione d'amore. La visione buddista è quindi un'eresia per la Chiesa Cattolica e somiglia alla gnosi. Il cardinale Ratzinger, quando era Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede aveva spiegato in un documento gli errori da cui il cristiano deve guardarsi quando medita e la gnosi è il primo e più grosso errore.
Questo errore influenza non solo la preghiera ma anche la relazione con il prossimo. Per il cristiano la compassione è chinarsi sulle sofferenze dell'altro e aiutarlo partecipando con lui al suo dolore. Mentre per il buddista, che insiste molto sulla compassione, è soltanto l'ennesimo esercizio per staccarsi da noi stessi ed iniziare così a non pensare più di esistere. Anche la visione ultima è molto diversa dato che il cattolico ritiene che non scomparirà alla fine della vita terrena, anzi continuerà ad esistere e ad essere in relazione, una relazione più profonda con Dio e con gli altri.
Padre Dermine, avvalorando le sue parole attraverso la lettura di brani di autori buddisti che lui ha studiato molto bene, ha continuato spiegando che il buddismo porta come prove a favore della non esistenza del mondo, l'esistenza del male e il continuo divenire delle cose: non sarebbe possibile che esista un mondo così intriso di male e così mutevole per cui conclude che il mondo nono può esistere e quindi nemmeno l'io personale che caratterizza ogni individuo. Prima la filosofia cristiana e poi anche la scienza medica, di cui la cultura cristiana ne è culla, ha dimostrato che nonostante l'essere umano subisca continue mutazioni, il nucleo personale di ognuno, il DNA, unico e irripetibile, resiste ad ogni cambiamento.
Il buddismo nacque in India intorno al 1953, come movimento settario staccatosi dall'induismo, che mirava a rendere le tecniche di meditazione più accessibili a tutti e non più solo ai guru. Mentre in India fu un flop, in occidente ebbe un grande successo e si diffuse soprattutto grazie a personaggi famosi, come i Beatles e Mia Farrow. In tempi più recenti attori o calciatori come Baggio hanno continuato questo rilancio di buddismo in salsa occidentale.
Ma nel buddismo, oltre alla visione dell'individuo, anche la visione dell'amore è lontana da quella cristiana. Il buddismo afferma che se non amassimo più nulla non soffriremmo più. Il distacco dalle persone e dal mondo ricercato dal buddista, però, non è spirituale bensì puramente mentale. Raggiungere il Nirvana significa per il buddista lo spegnimento totale, l'estinzione di qualunque pensiero e di qualunque forma di amore. Il distacco cristiano, al contrario, implica una conversione; il cristiano non deve smettere di amare, ma anzi amare sempre di più. Deve però mettere ordine tra i suoi amori, ridimensionare cioè gli oggetti del proprio affetto per riportare maggiore attenzione sulle cose spirituali. Amando di più Dio anche l'amore verso le persone e le cose diventa più equilibrato: questo è il vero distacco cristiano che ci aiuta a vivere meglio. La meditazione cristiana è pensare a qualcuno, cioè al Signore, a Gesù Cristo, alla Madonna. La meditazione buddista è pensare a nulla.
Ma c'è un altro errore da cui il cristiano deve guardarsi, portato in auge da falsi carismatici del IV secolo, i quali affermavano che nella preghiera è presente lo Spirito Santo soltanto se da questa scaturisce benessere, altrimenti no. I santi di tutti i tempi, al contrario, ci hanno insegnato, avendolo sperimentato su loro stessi, che proprio quando c'è aridità, quando sembra di non essere ascoltati e quindi non proviamo benessere, anzi sofferenza, proprio allora la nostra preghiera vale di più ed è maggiormente ascoltata da Dio. Rimanendo al suo cospetto nonostante non ne traiamo alcuna consolazione, dimostriamo la nostra fedeltà a Dio il quale ci prova per santificarci maggiormente.
Stiamo pur certi che questo nostro impegno, oltre a rendere molto felice Nostro Signore, produrrà frutti a suo tempo, magari già in questa vita; senz'altro meritandoci la Vita Eterna.
Dalla relazione di Padre Dermine si può facilmente dedurre che non può il cristiano ricorrere alle tecniche di meditazione orientale, perché totalmente in contrapposizione con la visione di Dio e quindi con la fede che professa.

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