Conferenza n.65 del 16 maggio 2014
Ospite: Massimo Viglione / Argomento: Storia

UN ALTRO MONDO E' POSSIBILE
Ogni uomo medievale aveva il senso del peccato e la consapevolezza che la vita su questa terra è solo un passaggio: per questo viveva in modo allegro perché sempre con lo sguardo rivolto verso Dio

Consueto appuntamento con l'approfondimento il 16 maggio a Staggia Senese nel Centro Culturale “Amici del Timone” per la 65° conferenza del Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese. L'incontro aveva il seguente titolo: "Il glorioso Medioevo".
Ospite assai gradito il professor Massimo Viglione, ricercatore del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), insegna "Pensiero e istituzioni della civiltà cristiana" presso l'Università Europea di Roma. È autore di diversi saggi sulle insorgenze italiane, sul Risorgimento e sulle Crociate in età moderna.
Il professore ha trattato con linguaggio semplice e frizzante il periodo storico del Medioevo, considerato da tutti un'epoca buia, piena soltanto di paure e imposizioni. In realtà, il Medioevo nasce in seguito alla catastrofe del mondo precedente, avutasi con la caduta dell'Impero Romano e quindi con una intenzione di rinascita. L'Impero Romano aveva conosciuto un lungo periodo di pace e di benessere ma a poco a poco aveva cominciato ad autodistruggersi, a causa della decadenza morale sempre più avanzata che aveva reso gli uomini attenti solo ai piaceri e quindi sempre più oziosi e frivoli. All'interno di una società romana sempre più addormentata sugli allori, svuotata completamente di valori come l'onore, il coraggio e un sano timore degli dei, anche se pagani, trovarono facilmente accesso i popoli barbari. Le invasioni barbariche furono tremende e durarono per secoli. Come se non bastasse, nell'VII secolo d.C. arrivarono anche i musulmani a completare l'opera di distruzione.
Il popolo barbaro dei Franchi, convertito al cattolicesimo, dette l'impulso per l'avvio di una nuova epoca. Da loro proveniva Carlo Magno il quale dette vita a quello che si chiamò Sacro Romano Impero. Egli infatti, pur essendo germanico di origine, era cattolico e si sentiva erede di Roma. Tre caratteristiche erano importanti per Carlo Magno: la fede cristiana, la germanicità e la romanità.
La forma di governo sociale caratteristica del Medioevo era il feudalesimo, che serviva per controllare territori molto ampi. L'imperatore era a capo dell'intero territorio che però era suddiviso in parti via via sempre più piccole controllate da nobili feudatari, secondo una scala gerarchica ben precisa. Tutto ciò rendeva la società medievale totalmente basata sulle relazioni interpersonali. Fra le persone si instauravano dei patti umani garantiti dalla presenza continua della religione. Nonostante ci fossero i peccatori (come del resto in tutte le epoche) e la violenza non mancasse, l'ateismo era inesistente. Ogni uomo sapeva perfettamente e con certezza che, secondo quella che sarebbe stata la sua condotta di vita, alla fine sarebbe stato giudicato. Valori come l'onore e il senso di responsabilità facevano parte del vivere comune e caratterizzavano anche i momenti di guerra, che erano quasi all'ordine del giorno. Oggi invece viviamo in una società burocratica: ogni uomo si relaziona non con un altro uomo ma con lo Stato o comunque con un ente impersonale.
Ogni uomo medievale aveva il senso del peccato e la consapevolezza che la vita su questa terra è solo un passaggio. Per questo viveva in modo allegro perché sempre con lo sguardo rivolto verso Dio. Accadeva spesso che i peccatori incalliti quando si accorgevano di essere quasi al termine della vita, decidevano di compiere qualche opera, come ad esempio costruire con le proprie mani un'intera cattedrale, oppure si facevano monaci rinchiudendosi in un monastero per espiare i peccati commessi.
Le comunità erano unite sia orizzontalmente che verticalmente (cioè fra generazioni) perché quando iniziavano la costruzione di una cattedrale (quasi sempre voluta da una comunità per avere la propria e quindi stanziando anche il denaro e la manodopera per fare i lavori), ci potevano volere anche 100-120 anni. E di solito veniva costruita proprio davanti al palazzo di giustizia, a significare che il potere temporale e quello spirituale seppur distinti fra loro erano in collaborazione.
La società medievale si reggeva su tre pilastri, dei quali il Re era il supervisore : il Clero, l'Aristocrazia e il popolo. Senza uno di questi la società sarebbe crollata. Il Clero doveva amministrare i sacramenti e indicare alle persone la via per il Paradiso; l'Aristocrazia si preoccupava di difendere le persone, mentre il popolo manteneva le altre due categorie in cambio di protezione e aiuto spirituale.
Il professor Viglione ha concluso il proprio intervento facendo notare che il Medioevo non era certo un periodo perfetto, avulso da errori e violenze. Ma a parità di male presente in tutte le epoche, a causa dei vizi che contraddistinguono da sempre l'uomo di ogni tempo, in quel periodo si era andata formando una società ricca di valori che tenevano conto della persona in quanto creatura formata ad immagine e somiglianza di Dio. L'errore veniva chiamato con il suo nome e possibilmente veniva punito. Ogni uomo rispondeva sempre ad un senso di responsabilità che permeava tutta la società: esempio lampante ne è la Cavalleria, nata proprio in seno alla società medievale. Il cavaliere medievale aveva come punto d'onore l'obbedienza al proprio signore e come senso di responsabilità l'aiuto al proprio subordinato. Anche il monachesimo, fondato da San Benedetto (che non a caso è patrono d'Europa), portava in sé molti valori: nella sua regola infatti, il monaco era spronato prima di tutto alla preghiera, ma affiancata sempre all'azione: lavoro, aiuto ai poveri e predicazione evangelica in tutto il mondo.
L'uomo moderno non è più felice di quello medievale, anzi è vero il contrario. Lo dimostra il fatto che mentre le fonti medievali non riportano alcuna testimonianza di suicidi, nel mondo moderno ne succedono in continuazione. Nella società di oggi è avvenuta una spersonalizzazione e un rinnegamento di Colui grazie al quale possiamo abitare questo mondo. L'uomo è solo, perché chiuso nel proprio egoismo; senza punti di riferimento, perché non crede più in Dio e non ha come proprio fratello e guida Gesù Cristo; ha cancellato il pensiero della morte dalla propria vita pensando di esorcizzarne la paura, in realtà non credendo più nel Paradiso ne ha più paura di prima; infine, l'uomo moderno si sposta e cambia di continuo perché è inquieto e in continua agitazione, mentre l'uomo medievale stava bene nel suo mondo e al posto che la società gli aveva assegnato. Non a caso l'armonia medievale fu turbata dalla nascita della borghesia, composta da mercanti che viaggiavano di continuo e mercanteggiavano con tutti, compresi i popoli musulmani. Un po' come oggi che si tende a dialogare e contrattare con tutti, dimenticandosi però di avere delle radici culturali da cui proveniamo e proviene tutta l'impostazione della nostra società. E come si può dialogare e andare incontro ad altre culture se non abbiamo più niente da dire, non avendo più un bagaglio valoriale passato da cui attingere?
Ecco che allora, prima di parlare del Medioevo come un periodo assolutamente negativo, dovremmo conoscerlo più attentamente e sviscerarlo in quella che era la sua essenza, così ci accorgeremmo che oggi ci sarebbe bisogno di attingere al modello di vita medievale.
La 65° conferenza del Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese ha visto poi le domande del pubblico e si è conclusa con un grande applauso al relatore, già ospite in passato per un'altra gradita conferenza sul Beato Pio IX.

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