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Ospite: Luca di Tolve / Argomento: Omosessualità
Il 2 ottobre 2009 il nostro centro culturale ha organizzato un evento davvero eccezionale. Una conferenza sul tema dell’omosessualità con ospiti prestigiosi. Abbiamo iniziato con don Roberto Bianchini, rettore della Cappella Universitaria a Siena, insegnante presso il Pontificio Seminario "Pio XII", che ha presentato il pensiero della Chiesa. Importante la citazione del n. 2358 del Catechismo della Chiesa Cattolica: "Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione".
Poi è stata la volta del dottor Roberto Marchesini, Autore di un quaderno del Timone su questo tema, che ha affrontato da un punto di vista storico e scientifico il tema dell’identità di genere. Prestigiosa firma del Timone, scrive su "Cristianità" e "Studi Cattolici", psicologo e psicoterapeuta, si occupa in particolare di problematiche famigliari e legate all’identità di genere. E’ membro del NARTH-Italia e dell’equipe multidisciplinare "Obiettivo Chaire". Abbiamo poi concluso la serata con la testimonianza di Luca di Tolve (per vedere il video, clicca qui). La sua storia ha ispirato la canzone di Povia "Luca era gay", arrivata seconda al festival di San Remo del 2009.
Ecco un'intervista che Roberto Marchesini ha fatto a Joseph Nicolosi che si occupa da diversi anni di terapia riparativa dell’omosessualità. Il professor Nicolosi è cofondatore e direttore del NARTH, membro dell’Associazione Psicologica Americana e autore di numerosi libri e articoli scientifici.
DOTTOR NICOLOSI, COS’È L’OMOSESSUALITÀ?
L’omosessualità è un sintomo di un problema emotivo e rappresenta bisogni emotivi insoddisfatti dall’infanzia, specialmente nella relazione con il genitore dello stesso sesso. In altre parole: per il ragazzo che non ha avuto una connessione emotiva con il padre, e per la ragazza che non ha avuto attenzione emotiva da parte della madre, questo può indurli a sviluppare un sintomo di attrazione verso il proprio sesso, o omosessualità.
L’OMOSESSUALITÀ È ‘NORMALE’? E COSA È ‘NORMALE’?
Io non penso che l’omosessualità sia normale. La popolazione omosessuale è circa il 2%, 1.5 - 2 %. Perciò statisticamente non è ‘normale’ nel senso che non è molto diffusa. Oltre a questo, non è nemmeno normale in termini di natura. Quando parliamo di legge naturale, e della funzione del corpo umano... quando guardiamo alla funzione del corpo umano, l’omosessualità non è normale. E’ un sintomo di qualche disordine. La normalità è ciò che adempie ad una funzione in conformità alla propria natura; questo è il concetto di legge naturale, e in questo senso l’omosessualità non può essere normale, perché l’anatomia di due uomini, i corpi di due uomini, o due donne, non sono compatibili.
QUALI SONO LE CAUSE DELL’OMOSESSUALITÀ? ED ESISTE UNA CAUSA GENETICA?
Come ho detto, le cause dell’omosessualità risalgono all’autopercezione del bambino o della bambina nella prima infanzia. Il ragazzo ha bisogno di un legame con suo padre per sviluppare la sua sostanziale identità maschile, la ragazza ha bisogno di un attaccamento emotivo o legame con sua madre per sviluppare la sua femminilità. E’ il senso di genere che determina l’orientamento sessuale; in altre parole, quando un ragazzo si sente sicuro della sua mascolinità, è naturalmente attratto dalle femmine. E la stessa cosa è vera anche per le femmine: quando una giovane ragazza si sente sicura della sua identità femminile, sarà naturalmente attratta dai ragazzi. L’omosessuale è la persona che è carente o mancante nel senso di genere, e perciò cerca di rimediare, o cerca un rimedio attraverso altre persone. Questa spinta diventa sessualizzata, ecco perché essi manifestano il sintomo dell’omosessualità.
Si fa un gran parlare circa le cause genetiche dell’omosessualità e più o meno vent’anni fa negli Stati Uniti si parlava in continuazione di ‘gene gay’, o di ‘cervello gay’... ma nessuno studio ha dimostrato questa cosa. Infatti gli attivisti gay negli Stati Uniti non parlano più così tanto di basi biologiche o genetiche, perché nessuno studio lo ha dimostrato e ha offerto un simile riscontro. Sono molto più evidenti le cause familiari e ambientali, specialmente quella che noi chiamiamo la ‘classica relazione triadica’ costituita per il ragazzo da un padre distante, distaccato e critico, da una madre iper-coinvolta, intrusiva e talvolta dominante e da un ragazzo costituzionalmente sensibile, introspettivo e raffinato che è esposto ad un rischio maggiore di sentirsi carente nell’identità sessuale. Noi vediamo questo schema continuamente.
Noi riconosciamo che in molte persone c’è una predisposizione costituzionale all’omosessualità, ma è cosa diversa da una pre-determinazione, o da una ‘causa’ diretta. Cioè, il ragazzo può essere costituzionalmente incline all’omosessualità, nei termini della sua costituzione passiva o delicata, e nella sua difficoltà nel creare un legame con il padre e nel sentirsi fiducioso nei confronti del mondo maschile, ma è necessaria la ‘classica relazione triadica’ ambientale per creare un problema omosessuale a un ragazzo con questa costituzione.
QUAL È LA DIFFERENZA TRA ‘GAY’ E ‘OMOSESSUALE’?
E’ essenziale fare questa importante distinzione tra gay e omosessuali. Gli attivisti gay vorrebbero che noi credessimo che tutti gli omosessuali sono gay. Infatti, persino la gerarchia della Chiesa Cattolica crede che le persone omosessuali siano ‘gay’. Noi non crediamo che essi siano gay. La parola ‘gay’ indica una identità socio-politica. Omosessuale, invece, è semplicemente una descrizione di un problema psicologico, di un orientamento sessuale.
Le persone che vengono nella nostra clinica, che cercano un aiuto, hanno un problema omosessuale, ma rifiutano l’etichetta di gay. Non vogliono essere chiamati ‘gay’ perché non si riconoscono in quella identità socio-politica e con lo stile di vita gay.
IL MOVIMENTO GAY È UN MOVIMENTO PER I DIRITTI UMANI?
Da un certo punto di vista lo è, è un movimento per i diritti umani, o per i diritti civili, perché tutte le persone, non importa quale sia il loro orientamento sessuale, devono godere dei loro diritti civili - comunque questo non significa che la società debba ridefinire il matrimonio; questo è un altro argomento e va oltre lo scopo di questa conversazione.
Noi crediamo che molti attivisti gay hanno usato la questione dei diritti civili o delle libertà civili come un modo per opprimere persone che stanno cercando di cambiare, persone che stanno cercando di uscire dall’omosessualità. C’è una intera popolazione di individui che sono uscite o che stanno uscendo dall’omosessualità, e questo fatto è una minaccia per gli attivisti gay, e gli attivisti gay stanno tentando di sopprimere e far passare sotto silenzio questo punto di vista, questa popolazione.
I RICERCATORI DICONO CHE GLI OMOSESSUALI SOFFRONO MOLTO. LA CAUSA DI QUESTA SOFFERENZA È L’OMOSESSUALITÀ O L’OMOFOBIA SOCIALE?
Noi crediamo che ci sia della sofferenza per le persone omosessualmente orientate nella società, perché la cultura gay è minoritaria in questa società e perché gli obiettivi sociali del movimento gay costituiscono una minaccia per il corpo sociale perché i gay vogliono ridefinire il matrimonio, la natura della genitorialità, e la norma sociale fondamentale circa il sesso e il genere, perciò la società ha resistito alla normalizzazione dell’omosessualità e alla visibilità dei gay. E riconosciamo che questo sia difficile per le persone che si identificano come gay. Comunque, ciò di cui non si parla è il disordine intrinseco nella condizione omosessuale. Noi crediamo che l’omosessualità sia intrinsecamente disordinata (Cf. Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, § 3, 01/10/1986), e contraria alla vera identità dell’individuo; e molti dei sintomi dei quali soffrono le persone gay e lesbiche non sono causate dall’omofobia sociale ma perché la condizione stessa è contraria alla loro vera natura.
Moltissimi studi mostrano che gli omosessuali sono più infelici, depressi, predisposti a tentativi di suicidio, hanno relazioni povere, sono incapaci di sostenere relazioni a lungo termine, hanno comportamenti autolesionistici e disadattati. Ma non si può semplicemente dire che tutto ciò sia causato dall’omofobia della società. In parte lo è; ma io credo che la maggior parte della sofferenza sia dovuta alla natura disordinata della stessa omosessualità - perché contrasta la nostra natura umana.
IL CAMBIAMENTO È POSSIBILE?
Il cambiamento è davvero possibile. Noi vediamo sempre più individui che vogliono farsi avanti pubblicamente e dare la loro testimonianza. Cinque anni fa sarebbe stato molto difficile trovare un ex omosessuale che volesse esporsi, ma fortunatamente oggi uomini e donne che erano dichiaratamente gay e lesbiche, che vivevano lo stile di vita gay, ora vogliono discutere apertamente del loro processo di cambiamento. Molti di loro sono sposati con bambini, e gli era stato detto che non avevano altra scelta che essere gay, e che avevano un gene dell’omosessualità, e che dovevano imparare ad accettarlo, ma queste persone sono state capaci di andare a fondo nelle cause della loro attrazione verso il proprio sesso. E allora hanno scoperto che molte delle loro sofferenze erano dovute a cause emotive. E quando questi bisogni emotivi sono stati riconosciuti onestamente e soddisfatti in maniera sana, il loro desiderio omosessuale è diminuito.
COS’È LA TERAPIA RIPARATIVA?
La terapia riparativa è un particolare tipo di psicoterapia che è applicata agli individui che vogliono superare la loro attrazione omosessuale. E’ una terapia particolare che guarda alle origini e alle cause di ques
ta condizione, che aiuta la persona a comprendersi, insegnandogli a capire cosa è successo nella sua infanzia, a capire gli eventi particolari che gli sono accaduti, specialmente nei termini delle relazioni con sua madre e suo padre, e ad andare oltre a tutto ciò... a sostenere la persona nel creare quelle nuove relazioni che sono sane, che sono benefiche, e che compensano il vuoto emotivo che si è creato nel suo sviluppo.
La terapia riparativa studia davvero a fondo le tecniche che sono più efficaci nel diminuire l’omosessualità di una persona e a sviluppare il suo potenziale eterosessuale.
QUALI SONO LE BASI TEORICHE DELLA TERAPIA RIPARATIVA?
Fondamentalmente la terapia riparativa inizia, teoricamente, con la terapia psicodinamica, ossia quella che studia le forze inconsce che governano il comportamento delle persone.
Dal punto di vista teorico noi crediamo che i bisogni emozionali non soddisfatti vengano espressi indirettamente sottoforma di sintomi, e nel caso dell’omosessualità come attrazione omosessuale; ma che l’omosessualità non riguardi davvero il sesso, quanto piuttosto il tentativo di acquistare soddisfazione emotiva e identificazione, completamento, attraverso il comportamento sessuale; tentativo che però non funziona, ed è questo il motivo per cui le persone vengono da noi.
Molti degli sviluppi teorici sono basati sulla teoria psicodinamica classica: noi usiamo molti concetti freudiani - come è noto, Freud pensava che l’omosessualità fosse un disordine dello sviluppo, e che fosse una condizione che potesse essere soggetta a trattamento. Anche se lo stesso Freud fu un difensore dei diritti dei gay, credeva che il trattamento dovesse essere disponibile per quelli che volevano cambiare, e noi seguiamo la stessa linea di tradizione.
Noi usiamo anche molto della ‘teoria dell’attaccamento’ di John Bowlby, di quella delle relazioni oggettuali e della self-psychology, molto popolare negli Stati Uniti. Noi lavoriamo anche con la famiglia d’origine, aiutando il paziente a comprendere le sue relazioni con la sua famiglia, il suo ruolo nella famiglia, e come il posto da lui occupato nella struttura familiare lo ha condotto al fallimento nella acquisizione del proprio genere.
Tratto da: "Studi Cattolici" n. 525, pp. 830 - 832
Per approfondire
- ROBERTO MARCHESINI, L’identità di genere. I Quaderni del Timone, ed. ART, 2007
- OBIETTIVO CHAIRE, ABC per capire l’omosessualità, ed. San Paolo, 2005
- JOSEPH NICOLOSI, Omosessualità maschile: un nuovo approccio, ed. Sugarco, 2002
- JOSEPH NICOLOSI, Omosessualità: una guida per i genitori, ed. Sugarco, 2003
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