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Ospite: Roberto De Mattei / Argomento: Evoluzionismo
Sabato 15 settembre 2012 si è svolto a Staggia Senese il 4° Giorno del Timone della Toscana: ancora una volta, ospiti di alto livello ed interessanti argomenti di cultura e di fede.
Il professor Roberto De Mattei, direttore del mensile Radici Cristiane e Preside della Facoltà di Scienze Storiche dell'Università Europea di Roma, ha tenuto la conferenza dal titolo "Evoluzionismo fallito". Il professore, già vicedirettore del C.N.R. (Consiglio Nazionale delle Ricerche), ha affrontato il tema dell'evoluzionismo: oggi è molto difficile parlarne, in quanto viene insegnato nella scuole e nei mezzi di comunicazione come un dogma intoccabile scientificamente dimostrato. Egli aveva già trattato tale argomento nel libro "Evoluzionismo: tramonto di un'ipotesi" nel quale erano raccolti i contributi di scienziati di varie discipline che avevano partecipato a un convegno internazionale da lui organizzato al CNR (per un resoconto del convegno: clicca qui). Il professore aveva anche sostenuto un dibattito pubblico con il matematico, ateo, Odifreddi.
Egli ha innanzitutto spazzato via un equivoco ricorrente, secondo cui solo gli scienziati potrebbero discutere di questo argomento; un'obiezione infatti che gli viene fatta di frequente è che lui, essendo uno storico, non avrebbe voce in capitolo. Invece tutti possono trattare questo argomento, semplicemente usando la propria ragione, in quanto l'evoluzionismo non riguarda una precisa disciplina scientifica. Infatti il sapere è oggi caratterizzato dalle specializzazioni, cosicché si è persa la capacità di avere una visione d'insieme. La capacità di abbracciare campi diversi appartiene al filosofo, in particolare al filosofo della natura. La ragione applicata alle realtà materiali fa parte dell'ambito della scienza, mentre applicata alle realtà immateriali fa parte dell'ambito della filosofia. Per parlare di evoluzionismo, occorre rispondere a domande riguardanti l'origine del mondo, della vita e in particolare dell'uomo, quindi occorre anche parlare dell'esistenza di Dio. E così, chiunque voglia discutere di questo argomento si deve rifare sì alla scienza, ma anche alla filosofia. Basta, appunto, utilizzare la propria ragione e il buon senso. Anche la fede dà il suo contributo alla comprensione della realtà. Le verità di fede, infatti, non contraddicono le verità razionali e scientifiche, anzi ne aiutano la comprensione. Non si può prescindere dal versetto della Genesi in cui è scritto: "In principio Dio creò il cielo e la terra" e il passo in cui viene raccontato come Dio plasmi Adamo dal fango ed Eva da un suo fianco.
L'evoluzionismo è la visione filosofica secondo cui l'universo e tutta la materia sarebbero in continua evoluzione da forme imperfette a forme sempre più perfette e l'uomo farebbe parte di questo processo. Noi non ce ne accorgiamo, ma ormai le nostre idee e il nostro linguaggio sono imbevuti di questo modo di pensare. Eppure quella evoluzionista è soltanto una teoria, cioè non è dimostrata scientificamente. Secondo il metodo galileiano perché le ipotesi si trasformino in leggi universali occorre che siano sperimentabili e verificabili sempre, ovunque e da tutti. Non è mai stata provata l'ipotesi evoluzionista, secondo cui gli uomini sarebbero il prodotto di miliardi e miliardi di anni di mutazioni dalla materia inerte alla materia vivente e poi dall'essere vivente meno complesso a quello più complesso. Sarebbe come dire che, vedendo in un garage una moto accanto a una bicicletta, fossi certo che la moto è nata da trasformazioni progressive della bicicletta. L'affermazione "L'uomo deriva dalla scimmia", ha spiegato De Mattei, è un'affermazione immaginaria, perché riguarda un passato che non è dimostrato né dal metodo scientifico, basato sulla riproducibilità, né da quello storico, basato sulle testimonianze. La trasformazione dalla scimmia all'uomo non può essere né riprodotta sperimentalmente, né testimoniata da alcuno. Sorgono infatti troppe domande che restano senza risposta: perché le scimmie esistono ancora accanto agli uomini e perché invece non c'è traccia degli ominidi, cioè degli esseri di passaggio fra la scimmia e l'uomo? E ancora: perché il processo evolutivo si è arrestato e l'uomo non evolve più? In realtà l'unica certezza che abbiamo è che non c'è minima traccia di tale processo nella realtà.
La teoria evoluzionista parte dal rifiuto della fissità della specie, per cui si sarebbe passati da una specie animale all'altra, arrivando poi fino alla specie umana. Sappiamo che la specie è una classe di esseri viventi all'interno della quale c'è trasmissione ereditaria e fecondità; invece fra specie diverse non è possibile scambiarsi i caratteri genetici, né riprodursi. La scoperta del dna ha dimostrato e avvalorato questa stabilità, tanto che in laboratorio è possibile produrre variazioni all'interno della stessa specie, ma non fra specie diverse. Si possono trasformare i caratteri secondari, ma mai trasformare una specie in un'altra. Quindi le modifiche all'interno della specie esistono e si definiscono microevoluzione. Al contrario la macroevoluzione, cioè il passaggio da una specie a un'altra, non è mai stata dimostrata. Gli anelli di congiunzione delle trasformazioni da una specie a un'altra non sono mai stati trovati e nessun esperimento scientifico li ha mai riprodotti. Il motivo è semplice: non esiste la possibilità di passare da una specie a un'altra. Esistono dei confini che delimitano le specie perché esiste un ordine, delle leggi che determinano le barriere genetiche tra le specie, per evitare il caos.
Possiamo anche riconoscere una scala di perfezione per classificare gli esseri viventi, cosicché possiamo dire che un uomo è più perfetto di un verme, ma ogni essere vivente è perfetto in se stesso, nella sua struttura. Ogni morfologia raggiunge nella sua complessità la sua massima perfezione. Ad esempio un microbo nella sua complessità non è inferiore ad una pianta. Tuttavia esiste una distanza tale fra loro che nessun esperimento ha mai potuto colmare.
Gli evoluzionisti, ha continuato il professore, si dichiarano anti creazionisti, ma in realtà trasferiscono l'azione creatrice da Dio alla materia stessa, la quale secondo loro si auto crea. Ma a questo potere attribuito alla materia si possono opporre due obiezioni. Prima obiezione: come ha fatto la materia inerte a dare origine alla materia vivente? Gli evoluzionisti rispondono: in modo casuale. Ma la complessità degli organismi viventi è tale che non è possibile che non ci sia un progetto e quindi un progettista. Sarebbe come se un orologio fosse ottenuto agitando a caso in una scatola i pezzi di cui è composto. Anche agitando i pezzi infinite volte non si otterrebbe mai l'orologio intero perfettamente funzionante. Come sperimentiamo ogni giorno nella vita di ciascuno, il caso genera caos. Quindi la complessità degli organismi viventi non può essere data dal caso, ma da un progetto e da un progettista intelligente che lo ha pensato.
La vita si spiega sul piano biologico e il biologo può spiegarci quali materie sono viventi, non come e perché hanno avuto luogo. Gli evoluzionisti spiegano ancora che tutto ha avuto origine perché una materia iniziale esplodendo si è diffusa. Ma ecco la seconda obiezione: qual è l'origine di quella materia iniziale che è esplosa? E poi: chi l'ha fatta esplodere? Nessuno scienziato può spiegare come possa essere nata la materia dal nulla. Ci vuole più fede, ha concluso De Mattei, per credere che dal nulla possa nascere qualcosa, piuttosto che per credere in un Dio creatore.
Infine il professore ci ha spiegato che esistono i catto-evoluzionisti (o teo-evoluzionisti), i quali per salvare la teoria evoluzionista e cercare di armonizzarla con la fede cattolica affermano che Dio ha dato la scintilla, creando la materia iniziale, per poi lasciare il passo all'evoluzione. Rifiutano così il materialismo dell'evoluzionismo filosofico, ma di fatto negano alcuni dei massimi dogmi della fede, come il monogenismo, secondo il quale tutti gli uomini hanno origine dalla creazione diretta di Dio di un'unica coppia iniziale. Il poligenismo, al contrario, afferma che gli uomini deriverebbero da diverse coppie di ominidi. Insomma Adamo ed Eva non simboleggiano la collettività, come ritengono alcuni, altrimenti non avrebbe senso parlare della trasmissione del peccato originale da Adamo ed Eva a tutti gli uomini e le donne. Dai poligenisti viene negata non solo la Genesi, ma anche alcuni passi di San Paolo in cui egli, parlando del peccato originale, afferma l'esistenza di un'unica coppia iniziale da cui poi è scaturito tutto il genere umano.
Un lunghissimo applauso ha concluso l'intervento del professore, segno che il pubblico ha gradito la chiarezza e il coraggio dell'esposizione.
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