Dossier sul movimento "Viva Maria!" - documento n° 4

Gli ebrei furono protetti dai Viva Maria!


E' falso attribuire al Viva Maria uccisioni e saccheggi:
parlano i documenti dell'Archivio di Stato di Siena


Per la stima che nutro verso Roberto Barzanti, credo di dover rispondere al Suo intervento pubblicato sul Corriere di Siena, relativo alla querelle sul "Viva Maria". Un intervento pacato e con molti punti condivisibili.
Vorrei puntualizzare come le bande del Viva Maria che nel primo pomeriggio del 28 giugno 1799 si avvicinarono alle porte di Siena fossero comandate dal Capitano granducale Giovanni Natti, il quale aveva intrapreso la spedizione senza averne l'autorizzazione e neppure avere informato la Suprema Deputazione di Arezzo. Il Natti, di stanza a Montepulciano, si diresse verso Siena, seguito dal capitano don Giuseppe Romanelli. E sarà proprio il Romanelli a far cessare il saccheggio del Ghetto senese, a far sprangare le botteghe assaltate ed a mettere sentinelle al Ghetto. Ce lo testimoniano Giovacchino Faluschi (Cronaca Senese) ed Antonio Zobi (Storia civile della Toscana).
Sul fatto che per le autorità senesi sarebbe stato più facile incolpare i residenti e da qui i soli nomi di senesi per gli assassini degli ebrei e la maggioranza degli stessi tra gli assalitori del Ghetto, vorrei replicare. Su quei fatti del Ghetto di Siena abbiamo le testimonianze non degli appartenenti al Viva Maria, ma delle vittime: gli Ebrei di Siena, che interrogati a più riprese dalla polizia e dai magistrati – in un periodo in cui non c'erano più le bande del Viva Maria a Siena – raccontano quello che hanno visto ed hanno sentito. Oltre agli Ebrei, ci sono anche i non ebrei di Siena, ed anche essi raccontano e fanno nomi e cognomi. Ancor più degli stessi Ebrei, che evidentemente conoscevano meno la teppaglia senese oppure avevano qualche timore ad accusare chi abitava a due passi dal Ghetto. E quei nomi li abbiamo. Sono appuntati sui registri del Governatore e del Capitano di Giustizia, conservati nell'Archivio di Stato di Siena dal 1800. Pertanto possiamo attribuire colpe e responsabilità.
A titolo di esempio, nel processo n. 284, i testimoni raccontano di 15/16 persone che il 28 giugno entrarono in casa dell'ebreo Leon Vita Pesaro e là ferirono e rapinarono. Ebbene, incrociando le varie testimonianze di ebrei e cristiani, veniamo a conoscere i nomi di 17 persone, tutte residenti a Pantaneto, Porta Romana e zone limitrofe. Non c'è spazio, dunque, per qualche altro responsabile.
Inoltre, voglio ricordare come nell'Archivio di Stato di Siena ci siano anche molti altri documenti – relativi alla primavera del 1800 – quando molti indizi facevano paventare un nuovo assalto al Ghetto e gli stessi Ebrei chiesero protezione al Bargello ed al Governatore della Città. E chi sono i personaggi segnalati per minacce e screzi agli Ebrei? Alcuni del basso popolo senese, già inquisiti per i fatti del 28 giugno 1799, assieme ad altri che parrebbero non aver avuto precedenti. E cosa dicono questi popolani agli Ebrei? Dicono: "E' passato il 28 giugno, ma ritornerà e allora si farà peggio di quello che non si è fatto", "Se un giorno cadrà Genova, si farà di loro una stiaccia, che non ne rimarrà uno". E quando ai primi di giugno 1800 Genova stava per cadere davvero, le carte del Governatore ci dicono che fu mandata una "forza militare" al Ghetto, "per quiete e sicurezza" degli Ebrei. Sottolineo come da tanti mesi non ci fossero bande del Viva Maria a Siena.
Quanto alla "trucida catena di uccisioni e saccheggi", che sarebbe stata provocata dal Viva Maria di Arezzo, rispondo con le parole di Enzo Droandi, che parlò di "movimento quasi non violento". Ma se si conoscono tutte queste uccisioni, si elenchino per poterle studiare ed indagare.
Terminando, vorrei sottolineare come, anche dal dibattito attuale, sia palese che la memoria sul Viva Maria resti ancora una "memoria divisa". E se per Roberto Barzanti (che proviene dal PCI), ma anche per Turi, Tognarini, Salvadori ed altri, la responsabilità delle morti e delle violenze, accadute a Siena il 28 giugno 1799, ricadrebbe inevitabilmente sul Viva Maria, per studiosi di differente sensibilità politica questo non è vero. Fra i tanti, posso citare Oscar Sanguinetti, Massimo Viglione o Franco Cardini, che nella Prefazione al mio libro afferma: "Ritengo che quei pur truci episodi [di Siena, n. d, a.] non possano essere presi a pretesto per una frettolosa e unilaterale condanna del Viva Maria nel suo complesso".
Pertanto, seppur non arriveremo per adesso a conciliare le due posizioni, credo che da ambo le parti occorra continuare a studiare seriamente quelle antiche vicende, in uno "spirito che è quello di una collaborazione volta a conoscere e a capire sempre di più" (Roberto G. Salvadori).
Cordialmente
Santino Gallorini
Fonte: Corriere di Siena, 12 luglio 2011

VIVA MARIA E NAZIONE EBRAICA

Santino Gallorini è autore del documentatissimo libro
"Viva Maria e nazione ebraica. I fatti di Monte San Savino e Siena"
con presentazione di Franco Cardini e Roberto Salvadori
e con la riproduzione dei documenti originali dell'epoca
Edizioni Calosci Cortona, 2009

LA TARGA DELLA MENZOGNA


Menzognera targa posta accanto alla sinagoga di Siena
I documenti confermano che non fu responsabilità del Viva Maria
(tra l'altro gli ebrei bruciati dai senesi furono quattro e non tredici)

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