Conferenza n.15 del 15 dicembre 2006
Ospite: Assuntina Morresi / Argomento: Aborto

RU 486: UNA TRUFFA SULLA PELLE DELLE DONNE

Il 22 dicembre 2006 abbiamo avuto il piacere di ascoltare a Staggia Senese per la seconda volta la professoressa Assuntina Morresi, docente di Chimica Fisica all'Università di Perugia.
La Morresi ha denunciato la campagna ideologica indifferente alla salute delle donne che ha diffuso, intorno alla Ru-486, il mito dell'aborto facile e ha respinto l'idea che la pillola abortiva possa essere  "un simbolo di libertà femminile e di progresso". Non esiste l'aborto facile. Fermiamo la pillola abortiva che uccide.
Nonostante i tanti rischi che comporta, in Italia diversi consigli regionali, in primis quello della Toscana, promuovono l'utilizzo della pillola abortiva Ru-486. Non ci sono divieti all'uso della Ru-486 nel nostro Paese: in Italia non si abortisce con la Ru-486 perché la casa farmaceutica che la produce  (la francese Exelgyn) non ne ha mai richiesto la commercializzazione. La promozione di questa tecnica abortiva rischiosa, da parte di alcune regioni, si spiega riconoscendo che è l'unico modo per cambiare la legge italiana sull'aborto. Con l'aborto chimico l'espulsione dell'embrione morto può avvenire in un periodo variabile da tre a quindici-venti giorni: impossibile un ricovero così lungo in ospedale, come invece prevede la legge 194. Una volta promossa la diffusione della pillola abortiva, quindi, sarà necessario concedere alle donne la possibilità di abortire a casa. Questo passaggio elimina di fatto tutta la fase di prevenzione dell'aborto, che la 194 prevede: l'aborto viene assimilato a una comune pratica medica, la donna se la sbriga a casa da sola, con la scatola delle pasticche, gli antidolorifici, il foglietto delle istruzioni, e il  numero di telefono dell'ospedale più vicino.
Quelle regioni italiane che stanno cercando di diffondere la Ru-486 nel territorio (cercando di spingere la casa farmaceutica a chiederne la registrazione) approfittano della latitanza del Ministro della Salute Livia Turco, la quale finora ha consentito ad ogni ospedale (anche all'interno della stessa regione) di utilizzare la pillola abortiva con linee guida e protocolli fai-da-te (per un farmaco non ancora registrato dall'ente italiano apposito!). I dati della Regione toscana, per esempio, mostrano che a Siena ed Empoli dal 15 al 30% delle donne che hanno usato la pillola sono comunque poi dovute ricorrere all'aborto chirurgico: una percentuale di fallimenti clinicamente inaccettabile. Nessuno ha fatto ancora chiarezza sul caso della signora che, presa la Ru-486 a Siena, si è rivolta al pronto soccorso del Policlinico Gemelli a Roma per emorragia (e poi si è dovuta sottoporre a un intervento chirurgico). Non sappiamo ancora niente delle altre regioni in cui si usa la Ru-486: come è possibile tutto questo?
Numerose ragioni dovrebbero portare ad evitare quello che viene chiamato "aborto facile". Essenzialmente l'impatto fisico e psicologico: l'aborto chimico è lungo (da tre a quindici-venti giorni), doloroso (gli antidolorifici sono di routine), con effetti collaterali pesanti e temporaneamente invalidanti (crampi, vomito, nausea, diarrea, perdite di sangue maggiori in quantità e durata rispetto a quelle per aborto chirurgico). Una volta assunta la prima delle due pillole con cui si abortisce (la Ru-486, che fa morire l'embrione in pancia; dopo 48 ore si assume la seconda, che fa espellere l'embrione morto), la donna non sa quando, come, dove e se abortirà, per non parlare dei tempi di svuotamento dell'utero, lunghi (in qualche studio hanno superato i due mesi) e incerti. La donna deve controllare il sanguinamento (se in due ore si usano più di quattro assorbenti "da notte", bisogna andare subito in ospedale) perché l'emorragia è la complicazione più ricorrente, e quindi più della metà vede l'embrione abortito, con le conseguenze psicologiche che possiamo immaginare. Ci sono poi le morti, misteriose e non.
La Exelgyn, la casa farmaceutica francese produttrice della pillola Ru-486,  periodicamente annuncia la registrazione del farmaco in Italia, senza mai farla. Eppure, come hanno dichiarato i rappresentanti dell'AIFA (Agenzia italiana del farmaco), la procedura è semplice e breve.
Il problema è che la pillola abortiva non è un farmaco sicuro: ci sono effetti collaterali pesanti e complicazioni gravi, non ultima la possibilità che nascano bambini malformati nel caso di continuazione della gravidanza. E adesso anche le morti. Se l'opinione pubblica è vigile e consapevole dei rischi di questa tecnica (come lo è in Italia) è facile che casi gravi vengano alla luce (come già successo negli USA), esponendo la casa produttrice a tutti i rischi connessi alle cause legali, rovinose per una ditta che produce solo la Ru-486. Problemi seri nei Paesi occidentali metterebbero a rischio soprattutto l'enorme mercato della pillola abortiva nei Paesi in via di sviluppo. La Ru-486 è stata commercializzata laddove c'è stato un appoggio esplicito dei governi, e si è diffusa solo dove è stata promossa dalla politica, con leggi apposite.
Venendo al centro della relazione la professoressa ha ricordato che le donne morte in seguito all'utilizzo alla Ru-486 sono finora 12, più due morte dopo la somministrazione solo del misoprostol, la seconda pillola sempre associata alla Ru-486 (quella che permette l'espulsione dell'embrione). Fra tutte, almeno cinque sono morte a seguito dell'infezione da Clostridium Sordellii, rarissima e sempre mortale. La mortalità per aborto con Ru-486 è almeno 10 volte superiore a quella per aborto chirurgico. Se si applicasse il principio di precauzione si impedirebbe l'aborto chimico in tutto il mondo, ammettendo che agenzie di controllo dei farmaci e Organizzazione Mondiale della Sanità hanno promosso una metodica pericolosa. Si può immaginare con che conseguenze... La professoressa Morresi ha citato una parte della vasta e impressionante documentazione che aveva raccolto insieme ad Eugenia Roccella per la stesura del libro "La favola dell'aborto facile. Miti e realtà della pillola RU 486". Il volume, frutto di un accurato lavoro di ricerca e documentazione scientifica, riporta le storie di alcune delle vittime della pillola abortiva e denuncia l'estrema pericolosità della pillola che qualcuno ha chiamato "pesticida umano".
La Morresi ha ricordato che l'aborto chimico presenta un tasso di mortalità dieci volte superiore a quello del metodo chirurgico. La RU-486, in conclusione, è una truffa sulla pelle delle donne perché si dice che l'aborto è facile, mentre in realtà è carico di dolore e sofferenza

PER APPROFONDIRE:
Assuntina Morresi e Eugenia Roccella, La favola dell'aborto facile. Miti e realtà della pillola RU 486, Edizioni Franco Angeli.