Amici del Timone (Staggia Senese) n°92 del 15 settembre 2018

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LA TESTIMONIANZA DI CHI HA VISSUTO LA VICENDA DI ALFIE ACCANTO AI SUOI GENITORI
La vita appartiene solo a Dio, non è dei giudici, né dei medici (e neppure dei genitori!)
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Molto commovente il racconto di Benedetta Frigerio, la giornalista del sito La Nuova Bussola Quotidiana, che ha seguito in prima persona il caso di Alfie Evans stando fisicamente accanto ai suoi genitori.
Alfie, ricoverato nel 2016 all'Alder Hey Hospital per una bronchiolite cui erano seguiti episodi convulsivi, era poi stato intubato. Dopo che la famiglia si era opposta alla volontà dell'ospedale di rimuovere la ventilazione e procedere alla tracheostomia era stata trascinata in tribunale, dove i giudici, nel febbraio del 2018 avevano pronunciato per Alfie la sentenza di morte. Il fatto che la malattia di Alfie fosse probabilmente incurabile (anche se nessuna diagnosi era ancora stata fatta) e lo costringesse in un letto attaccato ad un macchinario per respirare e nutrirsi, rendeva la sua vita, per l'Alder Hey non degna di essere vissuta.
La dignità che pensiamo abbia la vita, ha spiegato la Frigerio, dipende dal senso che diamo al dolore e alla vita stessa. Ed è proprio questo che secondo lei ci ha insegnato tutta questa vicenda. Il martirio di questo piccolo guerriero ha scosso coscienze, convertito cuori e fatto sì che tante persone abbiano fatto scelte di apertura alla vita.
Con le Dat (disposizioni anticipate di trattamento), ci siamo incamminati su una strada per cui chiunque decidesse di accompagnare un familiare alla morte naturale sarebbe visto negativamente, uno che si vuole accanire. Il termine stesso "accanimento terapeutico", ha continuato la Frigerio, ha in sé qualcosa di diabolico, perché trasforma una pratica sacrosanta (dare ossigeno e cibo) in una pratica cattiva, giustificando in questo modo l'uccisione di un essere umano.
Durante i mesi trascorsi all' Alder Hey, la Frigerio afferma di aver assistito alla lotta tra bene e male. Il Sistema Sanitario inglese è fortemente statalizzato e ogni decisione spetta ai medici e ai giudici. Persino il diritto di avere la propria cartella clinica viene negato, se non con lunghi procedimenti.

Per lei tutto è cominciato con una telefonata: Thomas Evans, papà di Alfie, consigliato da un'amica che leggeva gli articoli riguardanti Alfie su La Bussola, l'ha contattata per chiederle di aiutarlo ad ottenere per suo figlio asilo politico in Italia. La giornalista ha raccontato come, dopo la decisione presa con tutta la redazione di aiutare Alfie, tutto sia stato una rocambolesca avventura aiutata e sostenuta continuamente dalla Provvidenza. Alcuni episodi testimoniano l'aiuto ricevuto. Ad esempio una volta la Frigerio dovette partire da un momento all'altro per Liverpool perché la situazione stava precipitando dopo che Thomas e Kate avevano tentato un blitz per trasportare fuori dall'Alder Hey il piccolo, per tentare in un altro ospedale disponibile la tracheostomia e gli esami al genoma per cercare una diagnosi. Prenotò il biglietto nel cuore della notte, convinta di averlo fatto per il giorno dopo che era venerdì. Solo il giorno dopo recandosi al check-in si accorse che il biglietto era per il venerdì della settimana successiva, visto che i biglietti on-line possono essere prenotati minimo tre giorni prima della data utile. Se si fosse accorta subito della data non si sarebbe recata neppure in aeroporto; invece così facendo potette acquistare un biglietto maggiorato per quel volo dove c'era qualche posto libero.
Anche per ottenere l'appuntamento con Papa Francesco la Provvidenza ha agito. Dopo il blitz fallito per portare via di nascosto suo figlio, Thomas, il babbo di Alfie, chiese alla Frigerio di cercare di ottenere un appuntamento con il Papa il prima possibile. Pur ritenendolo impossibile, ella scrisse alle tre di notte una e-mail a Monsignor Cavina, il quale trovandosi per l'appunto a Roma in quei giorni e volendo aiutare la famiglia, riuscì ad ottenere per loro un appuntamento. Per vari motivi sembrava impossibile riuscire ad essere presenti in udienza il giorno dopo tanto che l'appuntamento venne annullato dalla stessa Frigerio. Poi però tentò di ottenerlo di nuovo e alla fine, nonostante tutto, la mattina seguente alle 8,15 La Frigerio e i genitori di Alfie erano a parlare con il Papa. Egli parlò all'udienza generale del mercoledì che seguiva al loro incontro ripetendo ciò che gli aveva detto Thomas nell'udienza privata: "La vita appartiene solo a Dio, non è dei giudici, né dei medici e neppure dei genitori; Alfie lotta, è un figlio di Dio e nessuno può togliergli i suoi diritti."
Riesce difficile comprendere fino in fondo l'accanimento dell'Alder Hey e dei giudici inglesi per uccidere Alfie, ma Benedetta Frigerio lo ha spiegato dicendo che se apparteniamo all'uomo siamo schiavi del potere e soggetti a selezione secondo le categorie umane dell'efficienza; se invece apparteniamo a Dio abbiamo tutti un'enorme dignità, qualunque sia la nostra condizione di debolezza, perché il potere di decidere per la nostra morte è solo di Colui che ci ha dato la vita.

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